IL SEME DEL FUTURO

Maurizio Pietro Morisco nasce a Milano il 3 dicembre 1964. E’ un operatore Shiatsu. Scrive per la rivista “Arte Medica” e per la rivista di cultura e promozione sociale “Il Pensionato”. Offre qualche suo scritto a Slow Food – Condotta di Bari. Altri articoli dello stesso autore, pubblicati su questo stesso sito: “Il grano e l’uomo: un legame non solo alimentare” e  “Goethe: Il senso del viaggiare

Un piccolo seme racchiude il futuro. Un piccolo seme è il futuro perché non trattiene ma custodisce forze che daranno vita ad un nuovo essere, cullandole, fino al loro germogliare.

In architettura, abbiamo un esempio di cosa è un seme osservando la cupola di una basilica, esternamente un guscio ma al suo interno un contenuto artistico d’immagini che ci descrive da dove veniamo e che cosa siamo oltre il nostro corpo.

Lo psicoterapeuta J. Hillman nel suo saggio “Il codice dell’anima” scrisse: ” … la propria vita contiene molte più cose di quante mille teorie fin qui formulate riusciranno mai a definire. Chi non ha mai avuto, almeno una volta nella vita una sorta di illuminazione che ci ha condotto dove siamo. Questo qualcosa ci ha colpiti come un fulmine. Dopo la fulminazione avevamo chiaro in mente ciò che dovevamo fare e lo abbiamo fatto, improvvisamente abbiamo avuto una maggiore coscienza di noi“.

Accademia platonica (Mosaico pompeiano)
Accademia platonica (Mosaico pompeiano)

Egli prese spunto dalla Repubblica di Platone dove si narra del mito di Er e di come l’uomo nasce con una immagine già delineata conosciuta come destino o vocazione, un quid che i greci chiamavano daimon. Non solo, Hillman cita la teoria della ghianda che porta in sé l’immagine della quercia e così accade per ogni pianta o animale ma all’uomo, a parte i caratteri della specie che ci accomunano, spetta il compito di togliersi la maschera dell’apparire, in greco significa persona, al fine di conoscere se stesso. Il singolo individuo è in realtà una specie a sé nel grande contesto che chiamiamo umanità: una singolarità unica e irripetibile capace di libertà di pensiero con cui compiere il bene ed il male cosa impossibile al mondo vegetale o animale i quali, privi di libero arbitrio, posseggono una purezza innata.

Ghianda 1Aver citato la teoria della ghianda ci aiuta a capire come i monopoli dei semi brevettati costringono i contadini ad un circuito economico chiuso. Un sistema che non solo li danneggia economicamente  ma distrugge quel valore generato nella notte dei tempi quando le sementi venivano trasportate con le migrazioni per essere poi scambiate nei mercati: era l’alba del cosmopolitismo tra popoli. Immaginiamo il foro romano com’era ai tempi di Romolo, una spianata regolare tra i colli con accanto il Tevere, luogo ideale per un mercato ed ancora oggi, se si ha la fortuna di trovarne dove si vendono gli animali, si arriva a capire che si tenevano sulle verdi spianate in  modo da ricoverarli o fare un “giro di prova” qualora si volesse acquistare un puledro. Un luogo di incontro che le multinazionali vorrebbero estinguere isolando il contadino da ogni forma di relazione umana. In fondo, rappresentano la Roma dei dominatori che si riconoscevano nel motto: “divide et impera.

Vandana Shiva
Vandana Shiva

Vandana Shiva si è fatta promotrice di una rivolta culturale e molte ritorsioni si trovano a subire tanti contadini quando decidono di uscire da questo circuito.

Mettere mano alla natura come fanno le multinazionali cela l’intento di determinare a priori il futuro di un ambiente  naturale e dei suoi abitanti. Certo, a ragionar così si verrà tacciati di ignoranza in quanto non esiste più una zona “vergine” ma qui non stiamo parlando del lavoro di agricoltura svolto nei millenni ma dell’osceno abuso della natura e dell’uomo.

Michel Foucault vide nella pratica del sorvegliare e punire il sistema elettivo di certe compagini ed oggi tutto viene messo sotto esame: gli studenti, gli ammalati, i lavoratori, ognuno è valutato secondo parametri statistici che non tengono in alcun conto il daimon che si esprime attraverso la libertà.

Con la dichiarazione di Chengdu del 1 ottobre del 2017, i 400 delegati partecipanti al VII Congresso Internazionale di Slow Food si sono impegnati a rappresentare coloro che “… custodiscono e preservano i semi, salvaguardandoli dall’estinzione e dall’oblio e difendendoli dai brevetti e da logiche speculative e di privatizzazione”. Ma da cosa si differenzia la speculazione dalla custodia? Dall’amore incondizionato con cui si opera nel mondo senza pretese alcune sul prossimo e sulla natura.

Per contrastare ogni forma di sfruttamento dovremmo apprendere dai semi che non detengono ma custodiscono l’essenza di una specie per donarla al momento giusto, senza chiedere alcun interesse. In tal senso, le associazioni dei semi rurali stanno riconquistando l’interesse del consumatore ridando identità alla terra ed ai suoi prodotti visti dalle economie speculative solo come numero-peso-misura.

Cosa possiamo fare? Essere attenti a tutte le iniziative, come quelle di Slow Food, che aiutano il cittadini a  compiere le scelte giuste così come si compie in noi la forza del destino che, come un seme, dalle profondità della terra-anima indica la strada alla nostra individualità per spuntare alla luce del sole.

Maurizio Morisco

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