Dopo il servizio sul Madeira (pubblicato nel luglio 2017), Oriana Capone ci racconta della sua esperienza enoica nelle Langhe piemontesi. Non mi resta che ringraziarla augurando a voi buona lettura. L’autrice ha partecipato al corso Master of Food – Vino organizzato dalla condotta di Bari nel mese di febbraio 2017. Per approfondire la sua conoscenza sul vino, sta seguendo, ora, un corso presso la WSET (Wine & Spirit Education Trust). Maggiori informazioni su Oriana, sono presenti sulla sua pagina Facebook. Leonardo Manganelli Fiduciario Slow Food Condotta di Bari
“Every man deserves a Barbera” scherzo. Un gioco di parole che, al secondo bicchiere, ruba al mio cliente americano una risata fragorosa. Con la sua compagna Barbara è stato amore a prima vista, con la Barbera al primo sorso. Ed è proprio una storia d’amore quella della Barbera di Massimo Rivetti. Il cru Serraboella a Neive ha più di settant’anni e, come ogni vigneto antico, produce grappoli dall’alta concentrazione zuccherina ed aromatica, un vino straordinariamente unico. Bruno, il papà di Massimo, è il mio narratore e, mentre mi parla, osservo le rughe che ricoprono il suo volto segnato dal sole e in ognuna vedo un solco nel terreno lasciato dall’aratro il giorno in cui Bruno accompagnò suo padre a piantare il vigneto. Aveva solo quattro anni, cadde in un solco e fu come, per un attimo, inghiottito dalla sua stessa terra fino alla vita. E in un certo senso è stato proprio così: il vigneto lo ha assorbito per una vita intera, di gioie e dolori, sacrifici e soddisfazioni.
Siamo nelle Langhe, le lingue di terra che si allungano sul fiume Tanaro, famose nel mondo per i vini e i tartufi. Fra queste colline le geometrie delle vigne modellano un paesaggio unico, al cui fascino è impossibile resistere. Chi ama il vino deve passare di qui almeno una volta nella vita.
Il principe indiscusso è il Nebbiolo, un vitigno che basa le sue caratteristiche su struttura, tannicità e complessità aromatica. Una base per la produzione di Barbaresco e Barolo.
Fin dall’inizio la mia permanenza nelle Langhe è stata legata al Barbaresco, un vino elegante e longevo. Un Barbaresco giovane permette di apprezzare il frutto del Nebbiolo: lampone, fragola e molti profumi e fiori. Con l’invecchiamento inizia a restituire caratteristiche più minerali e speziate.
Del Barbaresco mi colpisce l’aroma di rosa, nota distintiva di questo vino. Al naso un Barbaresco è come una primavera che fiorisce, e mentre ogni giorno da Alba percorro la strada per Neive, non posso far a meno di soffermarmi sulle colline vitate ricoperte di filari, in cima ad ognuno le rose assurgono a protettrici della vite. Indicatori dello stato di salute della pianta, sono le prime ad ammalarsi per questo rivelano la necessità o meno di un intervento.
Per alcuni mesi, ogni giorno ho riempito infiniti calici di Barbaresco e di Barbera, ho cercato di spiegare al viaggiatore che avevo di fronte perché l’Italia è un grande paese, perché siamo ancora in grado di emozionarci ed emozionare per le cose vere, come un vino che ha una storia, dietro la quale c’è una famiglia che rispetta la terra che lavora, perché su di essa vi è nata.
Oriana Capone
*ogni uomo merita una Barbera.